Rivolgo il mio saluto alle Autorità civili, militari e religiose, ai rappresentanti delle associazioni, ai docenti. Rivolgo un particolare saluto ai giovani e agli studenti delle scuole di Mesagne.
E’ intanto una gioia poter tornare a condividere in presenza momenti come quelli che ci apprestiamo a vivere, con tutte le riflessioni che ne potranno scaturire. Cariche di significato per ciò che rievocano, capaci di guidare alla lettura del presente e che restano preziose come pietre miliari per il futuro. Quel futuro che tutti insieme siamo chiamati a costruire tutti i giorni.
Come avevamo sperato di poter fare esattamente un anno, torniamo a celebrare insieme, fisicamente vicini pur nel rispetto delle vigenti regole anti Covid-19, una delle date più importanti della storia d’Italia, il 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. E lo facciamo nel 103° anniversario da quel 4 novembre del 1918 che nel Paese segnò il compimento del processo di unità nazionale avviatosi in epoca risorgimentale. Nel loro susseguirsi di anno in anno, in una sequenza che all’apparenza può farle sembrare uguali a se stesse ogni volta, le ricorrenze storiche rappresentano invece un’insostituibile occasione che consente di esercitare la memoria. In questo caso per ricordare i valori di coloro che hanno combattuto, rischiando e perdendo il bene più prezioso, la propria vita, per un obiettivo reputato ancora più importante. Il loro sacrificio ha contribuito alla costruzione di quel percorso di libertà che avrebbe portato l’Italia a costituirsi in Repubblica, “una e indivisibile”, come poi previsto dall’art.5 della Costituzione Italiana.
Il 4 novembre rappresenta questo spirito, rappresenta il giorno dell’Unità Nazionale: la firma dell’Armistizio di Villa Giusti, a Padova, la sera del 3 novembre 1918, con entrata in vigore il giorno successivo, sancì la fine dell'Impero austro-ungarico e la vittoria dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Ma sancì anche un legame che la storia italiana non avrebbe più potuto mettere in secondo piano, anch’esso solennemente espresso nella nostra Carta fondamentale, che all’art. 52 recita: “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
Istituita nel 1919, la celebrazione del 4 novembre resta l'unica festa nazionale che ha attraversato i decenni della storia italiana, l’età liberale, il ventennio fascista, fino alla Repubblica: il 4 novembre incarna quel legame esistente tra l’Italia e le Forze Armate, che nel tempo hanno contribuito a fare del Paese ciò che è oggi. Ed ecco che ha più che mai senso ricordare che questo è il giorno della commemorazione dei caduti di tutte le guerre ma anche il giorno della riconoscenza, un sentimento dovuto ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, a chi opera nei confini nazionali e a coloro che sono attivi nelle missioni internazionali.
Questa ricorrenza, che a Mesagne torniamo a vivere nei luoghi a noi più cari e più significativi – questa Piazza, il Palazzo di Città (che custodisce lo storico Sacello presso cui verrà deposta la corona di alloro), il Monumento ai Caduti presso il Cimitero Comunale – ci aiuta a non dimenticare. A non dimenticare non solo coloro che in nome dell’ideale che avevano nel cuore non fecero ritorno a casa, o che mutilati nel corpo e gravemente provati nello spirito non poterono più rimuovere gli orrori della guerra né dalla mente e né dal fisico. Questa ricorrenza, insieme ad altre di eguale portata, ci aiuta soprattutto a tenere a mente quanto preziosa sia la Pace. E come la sua affermazione valga qualsiasi sforzo.
Non sciupiamo dunque l’insegnamento di chi ci ha preceduto, scrivendo con pagine di rinunce e sofferenza il futuro di Democrazia che le ultime generazioni hanno imparato a conoscere. Non sciupiamo l’esempio di coraggioso impegno di chi ogni giorno si adopera per assicurare alla nostra esistenza e al nostro agire la sicurezza e le libertà costituzionalmente garantite.
La parola ricorrenza non ha nulla di predefinito: la storia passata è scritta, senz’altro sì, ma il corso degli eventi che ancora non sono accaduti dipende da tutti noi. Che di quella storia scritta possiamo decidere di far tesoro.
Viva l’Italia unita, viva la Pace, sempre.